Racconto 10 Historie de la folie et l’amour…

Si narra che tanta tanto tempo fà in luogo lontanano si riunirono tutti i sentimenti , le qualità e i difetti dell’uomo. Quando la Noia sbadigliò per la terza volta, la follia, come sempre un po’ folle, propose: « Giochiamo a nascondino! ». L’Interesse alzò un sopracciglio e la Curiosità senza potersi trattenere chiese: « A nascondino? Di che si tratta? » « È un gioco – spiegò la follia- in cui io mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a mille mentre voi vi nascondete e, quando avrò terminato di contare, il primo di voi che scopro prenderà il mio posto per continuare il gioco . »
L’Entusiasmo si mise a ballare, accompagnato dall’Euforia. L’Allegria fece tanti salti che finì per convincere il Dubbio e persino l’Apatia alla quale non interessava niente. Però non tutti vollero partecipare. La Verità per esempio preferì non nascondersi. Perché poi alla fine tutti la scoprono. La Superbia pensò che fosse un gioco molto sciocco (in fondo ciò che le dava fastidio era che non fosse stata una sua idea) e la Codardia preferì non arrischiarsi. « Uno, due, tre… » cominciò a contare la Follia. La prima a nascondersi fu la Pigrizia che si lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò sul percorso. La Fede volò in cielo e l’Invidia si nascose all’ombra del Trionfo che con le proprie forze era riuscito a salire sulla cima dell’albero più alto. La Generosità quasi non riusciva a nascondersi, ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso e preferiva lasciarlo ai suoi amici. Che dire di un lago cristallino? Ideale per la Bellezza. Le fronde di un albero? Perfette per la Timidezza. Le ali di una farfalla? Il migliore per la Voluttà. Una folata di vento? Magnifico per la Libertà. Così la Generosità finì per nascondersi in un raggio di sole.
L’Egoismo al contrario trovò subito il posto migliore e più confortevole e tutto per sé. La Menzogna si nascose sul fondale degli oceani (non è vero, si nascose dietro l’arcobaleno). La Passione e il Desiderio al centro dei vulcani. L’Oblio, non ricordo dove.
Quando la follia arrivò a contare 999 l’Amore non aveva ancora trovato un posto dove nascondersi poiché li trovava tutti occupati, finché scorse un cespuglio di rose e alla fine decise di nascondersi tra i suoi fiori.
«MILLE! » contò la Follia E cominciò a cercare. La prima a comparire fu la Pigrizia, solo a tre passi da una pietra. Poi udì la Fede, che stava discutendo con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la Passione e il Desiderio dal fondo dei vulcani. Per caso trovò l’Invidia e poté dedurre dove fosse il Trionfo. L’Egoismo non riuscì a trovarlo. Era fuggito dal suo nascondiglio essendosi accorto che c’era un nido di vespe. Dopo tanto camminare, la Follia ebbe sete e nel raggiungere il lago scoprì la Bellezza. Con il Dubbio le risultò ancora più facile, giacché lo trovò per la steade che vagava senza aver ancora deciso da che lato nascondersi. Alla fine trovò un po’ tutti: il Talento nell’erba fresca, l’Angoscia in una grotta buia, la Menzogna dietro l’arcobaleno e infine l’Oblio che si era già dimenticato che stava giocando a nascondino.Mancava solo l’Amore che non si vedeva più da nessuna parte. La Follia cercò dietro ogni albero, dietro ogni pietra, sulle cime delle montagne e quando stava per darsi per vinta scorse un cespuglio di rose e cominciò a muoverne i rami. All’improvviso si udì un grido doloroso: le spine avevano ferito gli occhi dell’Amore!
La Follia non sapeva più che cosa fare per discolparsi: pianse, pregò, implorò, domandò perdono e alla fine arrivò persino a promettergli che l’avrebbe seguito per sempre.L’amore accettò e fù cosi che da allora l’amore è cieco e la follia lo accompagna sempre!!!



Le Poesie : Saffo

poesie

Per chi ama la poesia e l’amore, il nome di Saffo, con il suo stile così straordinariamente limpido ed intenso,il suo linguaggio,semplice ma allo stesso tempo raffinato e prezioso, ricco di immagini luminose la rendono una poetessa tutt’ora indimenticabile, il classico mito senza tempo.Celebratissima fin dall’antichità, la sua figura fu presto avvolta da caratteri leggendari. Famosa è la leggenda del suo suicidio per un amore non corrisposto verso il giovane battelliere Faone.Saffo nacque in Grecia precisamente nell’isola di Lesbo intorno al 650 a.C. ma trascorse la maggior parte della propria vita a Mitilene, la città più importante dell’isola.Di famiglia aristocratica, per motivi politici da bambina seguì la famiglia in esilio in Sicilia, probabilmente a Siracusa, per una decina d’anni, ma poi ritornò a Mitilene dove curò l’educazione nella famosa comunità legata al culto di Afrodite, chiamata Tiasos,ovvero una sorta di associazione in cui le fanciulle di nobili famiglie si formavano all’esperienza della vita artistica,musicale e sociale. La sua poesia scaturì dalle emozioni vissute all’interno del raffinato sodalizio femminile da lei diretto, e l’incanto dei suoi versi sta nell’assoluta naturalezza con cui si esprimono le vibrazioni sottili e tormentose dei sentimenti.Saffo indaga sulle emozioni interiori in particolare cantò l’amore in tutte le altre sue molteplici sfumature,non mancano però versi dedicati alla natura, ad Afrodite,alla madre, alla figlia Cleide e al fratello.Ella scrisse in dialetto eoloico e in diverse forme metriche tutte tipiche della lirica monodica, fra cui un nuovo modello di strofe, dette “saffiche”, composte di quattro versi ciascuna: i primi tre endecasillabi e il quarto di cinque sillabe. Tale forma metrica fu ripresa da molti poeti, fino alla “metrica barbara” di Carducci.La biblioteca di Alessandria possedeva anticamente su Saffo nove libri,ma oggi della copiosa produzione letteraria di Saffo rimangono solo pochi frammenti di una certa ampiezza e numerosi di piccola mole ma difficile comprensione.

Saffo nel tiaso

Boccaccio scrisse di lei:
…In mezzo a uomini rudi e ignoranti Saffo, spinta dalla sua intelligenza vivace e dal suo ardore, frequentò le cime del Parnaso, cioè dello studio perfetto. Il suo coraggio e la sua audacia la resero compagna gradita alle Muse, cioè alle arti e alle scienze. E penetrò nella foresta piena di allori e di piante di maggio, di verzura e di fiori multicolori dai soavi profumi, e di diverse erbe, là dove dimorano tranquille Grammatica, Logica, la nobile Retorica, Geometria, Aritmetica. Avanzò talmente su questo cammino che entrò nella caverna profonda di Apollo, dio del sapere, e scoprì le acque della fontana Castalia; imparò a suonare l’arpa pizzicando le corde con il plettro e danzava con le ninfe, cioè secondo le leggi dell’armonia e dell’accordo musicale…”

Ecco qui alcuni dei frammenti rimasti:

Ad Afrodite

Saffo

O mia Afrodite dal simulacro
colmo di fiori, tu che non hai morte,
figlia di Zeus, tu che intrecci inganni,
o dominatrice, ti supplico,
non forzare l’anima mia
con affanni né con dolore;
ma qui vieni. Altra volta la mia voce
udendo di lontano la preghiera
ascoltasti, e lasciata la casa del padre
sul carro d’oro venisti.
Leggiadri veloci uccelli
sulla nera terra ti portarono,
dense agitando le ali per l’aria celeste.
E subito giunsero. E tu, o beata,
sorridendo nell’immortale volto
chiedesti del mio nuovo patire,
e che cosa un’altra volta invocavo,
e che più desideravo
nell’inquieta anima mia.
” Chi vuoi che Péito spinga al tuo amore,
o Saffo? Chi ti offende?
Chi ora ti fugge, presto t’inseguirà,
chi non accetta doni, ne offrirà,
chi non ti ama, pure contro voglia,
presto ti amerà.”
Vieni a me anche ora:
liberami dai tormenti,
avvenga ciò che l’anima mia vuole:
aiutami, Afrodite.

Frammento 2
INVITO ALL’ERANO
Venite al tempio sacro delle vergini
dove più grato è il bosco e sulle are
fuma l’incenso.
Qui fresca l’acqua mormora tra i rami
dei meli: il luogo è all’ombra di roseti,
dallo stormire delle foglie nasce
profonda quiete.
Qui il prato ove meriggiano i cavalli
è tutto fiori della primavera
e gli aneti vi odorano soavi.
E qui con impeto, dominatrice,
versa Afrodite nelle tazze d’oro
chiaro vino celeste con la gioia.

Frammento 31
A ME PARE UGUALE AGLI DEI
A me pare uguale agli dei
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.

Frammento 34
PLENILUNIO
Gli astri d’intorno alla leggiadra luna
nascondono l’immagine lucente,
quando piena più risplende, bianca
sopra la terra.

Frammenti 20, 50, 52, 94 e 137
TRAMONTATA E’ LA LUNA
Tramontata è la luna
e le Peiadi a mezzo della notte;
anche la giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.

Frammento 58
E DI TE NEL TEMPO
Tu morta, finirai lì. Né mai di te
si avrà memoria; e di te nel tempo
mai ad alcuno nascerà amore,
poi che non curi le rose della Pieria.
E sconosciuta anche nelle case dell’Ade,
andrai qua e là fra oscuri
morti, svolazzando.

Frammento 80
SULLE BELLE CHIOME METTI GHIRLANDE
Tu, o Dice, sulle belle chiome metti ghirlande,
dalle tenere mani intrecciate con steli di aneto,
poichè le Càriti felici accolgono
chi si orna di fiori: fuggono chi è senza ghirlande.

Frammenti 88 e 93
SULLA TENERA ERBA APPENA NATA
Piena splendeva la luna
quando presso l’altare si fermarono:
e le Cretesi con armonia
sui piedi leggeri cominciarono
spensierate a girare intorno all’ara
sulla tenera erba appena nata.

Frammento 96
VORREI VERAMENTE ESSERE MORTA
Vorrei veramente essere morta.
Essa lasciandomi piangendo forte,
mi disse: ” Quanto ci è dato soffrire,
o Saffo: contro mia voglia
io devo abbandonarti.”
“Allontanati felice” risposi
“ma ricorda che fui di te
sempre amorosa.
Ma se tu dimenticherai
(e tu dimentichi) io voglio ricordare
i nostri celesti patimenti:
le molte ghirlande di viole e rose
che a me vicina, sul grembo
intrecciasti col timo;
i vezzi di leggiadre corolle
che mi chiudesti intorno
al delicato collo;
e l’olio da re, forte di fiori,
che la tua mano lisciava
sulla lucida pelle;
e i molli letti
dove alle tenere fanciulle joniche
nasceva amore della tua bellezza.
Non un canto di coro,
né sacro, né inno nuziale
si levava senza le nostre voci;
e non il bosco dove a primavera
il suono……

Frammento 97
AD ERMES
Ermes, io lungamente ti ho invocato.
In me è solitudine: tu aiutami,
despota, ché morte da sé non viene;
nulla m’alletta tanto che consoli.
Io voglio morire:
voglio vedere la riva d’Acheronte
fiorita di loto fresca di rugiada.

Frammento 98
AD ATTIDE RICORDANDO L’AMICA LONTANA
Forse in Sardi
spesso con la memoria qui ritorna
nel tempo che fu nostro: quando
eri Afrodite per lei e al tuo canto
moltissimo godeva.
Ora fra le donne Lidie spicca
come, calato il sole,
la luna dai raggi rosa
vince tutti gli astri, e la sua luce
modula sulle acque del mare
e i campi presi d’erba:
e la rugiada illumina la rosa,
posa sul gracile timo e il trifoglio
simile a fiore.
Solitaria vagando, esita
e a volte se pensa ad Attide:
di desiderio l’anima trasale,
il cuore è aspro.
E d’improvviso: “Venite!” urla;
e questa voce non ignota
a noi per sillabe risuona
scorrendo sopra il mare.

Frammento 116
QUALE DOLCE MELA
Quale dolce mela che su alto
ramo rosseggia, alta sul più
alto; la dimenticarono i coglitori;
no, non fu dimenticata: invano
tentarono raggiungerla…

Frammento 117
COME IL GIACINTO
Come il giacinto che i pastori pestano
per i monti, e a terra il fiore purpureo
sanguina.

Frammento 120
QUANTO DISPERSE LA LUCENTE AURORA
Espero, tutto riporti
quanto disperse la lucente Aurora:
riporti la pecora,
riporti la capra,
ma non riporti la figlia alla madre.

Frammento 152
HO UNA BELLA FANCIULLA
Ho una bella fanciulla
simile nell’aspetto ai fiori d’oro,
la mia Cleide diletta.
Io non la darei né per tutta la Lidia
né per l’amata………